IBS – La sindrome dell’intestino irritabile

Al momento stai visualizzando IBS – La sindrome dell’intestino irritabile

I contenuti che troverai nell'articolo

Che cos'è la sindrome dell'intestino irritabile?

La sindrome dell’intestino irritabile è spesso considerata un malattia dell’apparato digerente senza alcuna spiegazione strutturale o biochimica. 

Questo lascia le persone con disturbi irrisolti e una qualità di vita fortemente ridotta. Ritengo però che questo concetto sia obsoleto. 

In questo articolo, sfido la visione per cui la sindrome dell’intestino irritabile sia un disturbo correlato all’asse cervello-intestino, che è in realtà senza spiegazione. Esistono prove epidemiologiche che, in un sottogruppo importante di pazienti, siano a manifestarsi prima i sintomi gastrointestinali e solo successivamente si verificano disturbi dell’umore incidenti.

La sindrome dell’intestino irritabile (IBS) è un disturbo intestinale funzionale caratterizzato da dolore addominale cronico o ricorrente associato a sollievo o esacerbazione dopo la defecazione. La maggior parte dei pazienti possono manifestare , in base al modello di feci predominante che hanno, IBS con diarrea, IBS con stipsi e coloro che hanno sia diarrea che costipazione,  IBS ad alvo alterno.

Questo concetto è fortemente supportato dall’osservazione che i sintomi dell’IBS possono verificarsi in un contesto di malattie gastrointestinali strutturali, ma clinicamente inattive, tra cui la malattia infiammatoria cronica intestinale, la celiachia, la diarrea idiopatica da acidi biliari e la colite microscopica. Allo stesso modo, i pazienti con ulcere duodenali potrebbero non avere sintomi gastrointestinali fino a quando non si verifica una complicanza, e altri pazienti potrebbero continuare ad avere sintomi anche dopo la guarigione dell’ulcera.

Pertanto, fattori diversi dalla semplice lesione strutturale sono probabilmente responsabili della manifestazione dei sintomi da intestino irritabile.

 

IBS e asse intestino-cervello

I sintomi dell’IBS che non riguardano il tratto gastrointestinale, riguardano la sfera emotiva e in particolare ansia e depressione.

Tali osservazioni hanno portato molti a concettualizzare l’IBS come un disturbo primario della funzione intestino-cervello-intestino e che sia il cervello a guidare le manifestazioni intestinali, l’affaticamento psicologico e altri disturbi. 

Tuttavia, esistono evidenze epidemiologiche emergenti da tre studi prospettici in due diversi paesi che in circa la metà dei pazienti studiati i sintomi gastrointestinali funzionali sorgono per primi e che i disturbi dell’umore si sviluppano solo in seguito, suggerendo che i disturbi intestinali primari potrebbero essere il driver che causa i disturbi dell’umore in almeno un sottogruppo di pazienti. 

In uno studio indipendente sull’IBS e sui disturbi psichiatrici, è emerso che il 40% dei pazienti con un disturbo dell’umore e il 23% dei pazienti con ansia ha portato a queste diagnosi dopo l’insorgenza di IBS. 

Se corrette, le implicazioni di questi risultati sono potenzialmente profonde, perché suggeriscono che invertendo questa disfunzione gastrointestinale (che è realizzabile poiché l’intestino è più accessibile del cervello) c’è il potenziale per migliorare l’umore e la disfunzione intestinale.

I sintomi della sindrome dell'intestino irritabile (IBS)

I segni e i sintomi dell’IBS variano da persona a persona, e anche nel tempo ma di solito sono presenti per molto tempo.

I più comuni includono:

  1. Dolore addominale, crampi
  2. Cambiamento della frequenza e del tipo di transito intestinale (stipsi, diarrea, stipsi-diarrea)
  3. Altri sintomi che sono spesso correlati come gonfiore, aumento di gas e distensione addominale o muco nelle feci.

Le cause della sindrome dell'intestino irritabile (IBS)

L’IBS è una sindrome multifattoriale alla cui patogenesi partecipano tre meccanismi principali:

1) alterazioni della motilità intestinale;

2) riduzione della soglia percettiva degli stimoli provenienti dal canale alimentare (ipersensibilità viscerale);

3) disturbi della sfera psicologica.

Per la natura e la localizzazione dei sintomi riferiti dai pazienti, l’IBS è stato inizialmente considerato un disordine della funzione motoria del colon.

Tuttavia, diverse alterazioni motorie sono state osservate anche a livello dell’intestino tenue, tanto da giustificare l’attuale definizione di “intestino irritabile” contrapposta a quella più restrittiva di “colon irritabile”

I fattori che giocano un ruolo chiave nella genesi della sindrome dell’intestino irritabile sembrano essere:

  1. Contrazioni muscolari nell’intestino:

Le pareti dell’intestino sono rivestite da strati di muscoli che si contraggono mentre fanno muovere il cibo attraverso il tratto digerente. Le contrazioni che sono più forti e durano più a lungo del normale possono causare gas, gonfiore e diarrea. Le contrazioni intestinali più deboli possono rallentare il passaggio del cibo e portare a feci dure e secche. 

2.  Sistema nervoso:

Nel sistema digerente vi sono comunicazioni nervose contenute che possono causare un disagio maggiore del normale quando l’addome si distende a causa del gas o delle feci. Segnali scarsamente coordinati tra il cervello e l’intestino possono causare una reazione eccessiva del corpo ai cambiamenti che normalmente si verificano nel processo digestivo, con conseguente dolore, diarrea o costipazione.

3. Infezione severa:

 L’IBS può svilupparsi dopo un grave attacco di diarrea (gastroenterite) causata da batteri o virus. L’IBS potrebbe anche essere associata a una proliferazione eccessiva di batteri nell’intestino (overgrowth batterico).

4. Eccessivo stress nei primi anni di vita e allattamento artificiale:

Le persone esposte a eventi stressanti, specialmente durante l’infanzia, tendono ad avere più sintomi di IBS.

5. Modifica del microbiota intestinale

Un microbiota in equilibrio sia qualitativamente (diversificazione batterica) che quantitativamente è fondamentale per prevenire l’inizio della sindrome dell’intestino irritabile. È stato dimostrato che pazienti con IBS hanno un microbiota profondamente diverso rispetto a pazienti sani; negli ultimi anni il trapianto di microbiota fecale, intervento attraverso il quale viene impiantato nel paziente malato il microbiota del paziente sano stai iniziando ad essere sempre più studiato.

6. Terapie antibiotiche protratte e/o ripetute nel tempo

Di fondamentale importanza è stato nella storia l’uso degli antibiotici che ha permesso e permette tuttora di salvare milioni di vite. Oggi però l’uso di antibiotici è frequente ad ogni età e soprattutto nelle fasce di popolazione con un livello di formazione basso.

Se il medico ha prescritto un farmaco, va assunto. Senza se e senza ma. Putroppo quello che spesso non viene fatto, è prescrivere  i corretti probiotici fondamentali difendere e ripopolare l’intestino a seguito di una terapia antibiotica, anche se di soli pochi giorni.

Ti è stato utile questo articolo? Condividilo con i tuoi amici
Facebook
WhatsApp
Pinterest
LinkedIn
Telegram
Dott. Guido Ambria
Dott. Guido Ambria

Biologo Nutrizionista e Farmacista. Sono specializzato in disturbi intestinali, microbiota, intolleranze alimentari e dieta chetogenica. Appassionato di Sport , mi occupo anche di Nutrizione per sportivi.

Tutti gli articoli